Accordi, valori, metodi. L’handbook di Amigdala
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  • Stare nel territorio
  • Fare da ponte
  • Fare situato
  • Stabilire patti chiari
  • Non aver paura del conflitto
  • Agire e pensare a diverse scale
  • Fare memoria
  • Intercettare immaginari trasformativi
  1. COME LO FACCIAMO

Metodologie

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Last updated 9 days ago

Contenuti di questa pagina

Amigdala pratica da molti anni forme artistiche relazionali e interventi partecipativi nei territori, riconoscendone nel tempo l’elevato potere trasformativo per tutte le parti coinvolte. Crede fermamente nella possibilità di coniugare la forza generativa delle relazioni con la potenza dell’arte e della pratica culturale, pur mantenendo piena consapevolezza dei rischi insiti in questo tipo di approccio, soprattutto quando le pratiche partecipative vengono intese come un terreno “neutro”.

Pur essendo consapevole della complessità dei contesti e del fatto che queste pratiche non possono essere ridotte a modelli fissi o procedure standardizzate, Amigdala ha elaborato nel tempo modalità operative che si sono consolidate in metodologie riconoscibili e condivisibili.

Di seguito, si condividono alcuni principi chiave che orientano il proprio operato. Non si tratta di regole rigide, ma di strumenti utili a sostenere i processi artistici e a generare un confronto critico sia sulle pratiche relazionali sia sui modelli di ricerca territoriale.

L’intento non è quello di controllare o semplificare l’interdipendenza tra istituzioni culturali, artiste e comunità, bensì di abitare consapevolmente le dimensioni necessariamente entropiche di questo sistema complesso.

Le metodologie qui descritte si inseriscono in una pratica radicata nella ricerca-azione, che alimenta un movimento circolare tra intervento sul campo e rielaborazione teorica, mantenendo viva una tensione continua verso l’apprendimento e la sperimentazione.


Stare nel territorio

Amigdala opera in modo continuativo durante tutto l’anno nei territori modenesi, lavorando quotidianamente a stretto contatto con abitanti, organizzazioni locali, istituzioni e spazi coinvolti. Questa presenza costante permette di cogliere con attenzione le sfumature del contesto e di sviluppare relazioni significative con lo spazio e le persone, essenziali per una comprensione profonda della vita quotidiana.

Nel tempo si sono consolidate comunità artistiche residenti, come il gruppo di bambine di Bottega Baleno, la redazione di Fionda o il coro femminista Le Chemin des Femmes, con cui Amigdala lavora in maniera continuativa.

Il collettivo sostiene processi di ricerca artistica e coinvolgimento sociale di medio-lungo periodo, consapevole che la variabile temporale è determinante non solo per la qualità dell’esito artistico e culturale, ma anche per la tenuta etica delle relazioni attivate.

Le comunità coinvolte, così come quelle che ospitano performance, workshop e residenze, rappresentano un capitale relazionale prezioso, che Amigdala si impegna a curare oltre la durata dei progetti. Per questo, il team accompagna ogni percorso (ad esempio i processi artistici ospitati) in tutte le sue fasi, prendendosi cura delle esigenze di tutte le persone coinvolte e assumendosi la responsabilità della fiducia ricevuta.

L’intento non è controllare il lavoro artistico o le relazioni che si generano, ma averne cura collettivamente. La continuità permette di accogliere nuovi punti di vista, frizioni vitali, modalità inedite di stare insieme e urgenze espressive. In alcuni casi, il team può decidere di ritirarsi temporaneamente per lasciare spazio alla nascita autonoma di nuove relazioni — ad esempio, quando un’artista ospite entra in dialogo diretto con una comunità locale. L’equilibrio tra presenza e distanza viene sempre valutato caso per caso.

Fare da ponte

Nel corso degli anni, Amigdala ha riconosciuto la specificità professionale di questa figura, che deve essere in grado di comprendere sia le esigenze artistiche del progetto sia le necessità peculiari del territorio e delle persone coinvolte.

Il ruolo della curatrice territoriale è oggetto di una riflessione continua, che ne definisce confini e funzioni. Questa figura non si sostituisce mai alla relazione diretta tra artista e comunità, ma la sostiene e la affianca, e in alcuni casi può anche assentarsi, per consentire a quella relazione di svilupparsi autonomamente.

Amigdala considera questa una nuova e nascente forma di curatela, specifica delle pratiche artistiche socially engaged e partecipative, ancora in fase di esplorazione e definizione nel panorama contemporaneo.

Fare situato

Nelle pratiche site-specific, il sito non è inteso solo come luogo geografico, ma come ecosistema complesso, dotato di una propria memoria, storia e relazioni. Amigdala non interviene per “svelare” qualcosa, ma per interagire con un contesto che esiste già prima del progetto artistico.

L’esperienza quotidiana di chi vive un luogo è considerata un sapere situato che deve orientare il lavoro artistico. Amigdala evita quindi di porsi in una logica estrattivista, interrogandosi sempre su come si intrecciano urgenza artistica e richiesta di partecipazione.

Amigdala pratica forme di ascolto e osservazione multidisciplinari del territorio per essere in grado di intercettare i nessi tra le diverse dimensioni e sviluppare nuove forme di co-produzione e di conoscenza nonché forme di comunicazione e di formazione a livello scolastico, universitario, comunitario - locale e sovralocale.

Stabilire patti chiari

Nelle pratiche community-based, il lavoro artistico prende forma attraverso la partecipazione attiva delle comunità, che hanno un ruolo specifico nello sviluppo del progetto.

Il processo di costruzione di questi progetti è concepito come una piattaforma di apprendimento allargato, in cui diversi saperi si incontrano e si influenzano reciprocamente.

Pur nel rispetto dell'autonomia delle artiste coinvolte, è riconosciuto che il lavoro community-based spesso comporta un superamento delle logiche autoriali tradizionali, aprendo a forme di co-creazione il cui vocabolario è ancora in fase di definizione, sia sul piano artistico, etico e politico.

Particolare attenzione viene posta sulla trasparenza delle condizioni e degli intenti del progetto. Alcune domande fondamentali da porsi includono:

  • Quale grado di decisionalità hanno le persone coinvolte nel processo?

  • Il progetto ha un esito già orientato o si basa su un processo di co-creazione aperto?

  • Quali forme di reciprocità mette in gioco il progetto?

  • Quali riconoscimenti—economici o simbolici—sono previsti per chi partecipa?

Non aver paura del conflitto

Le pratiche situate e partecipative possono generare tensioni e momenti di conflitto. Questi elementi non sono visti come ostacoli, ma come spazi vitali di negoziazione e trasformazione.

I progetti artistici e culturali con un coinvolgimento attivo delle comunità possono muoversi tra la frizione critica e la produzione di coesione sociale, a volte combinando entrambi gli elementi in modo imprevedibile. Per questo motivo, Amigdala considera le pratiche artistiche partecipative e le forme di intervento partecipato come campi dinamici di creazione di spazio pubblico, e quindi come pratiche intrinsecamente politiche.

Agire e pensare a diverse scale

I progetti situati sono fecondi quando sono in grado di generare reti e connessioni. Affinché il lavoro su scala micro-locale non rischi di sconfinare in un modello localistico, è fondamentale mantenere aperta la possibilità di connettere il contesto locale ad altri soggetti esterni in una visione incrementale delle risorse, nella logica di aprire a nuovi punti di vista e incentivare il confronto, oltre a generare visioni alternative e costruire reti tra abitanti locali, organizzazioni e istituzioni pubbliche ai diversi livelli.

Fare memoria

Il senso di appartenenza a un luogo nasce da un legame affettivo attivato dalla memoria. Rievocare memorie e generare nuovi ricordi consente di entrare in relazione con l’immaginario di un territorio, avviando processi di creazione, consapevolezza e interpretazione condivisa. Quando queste memorie vengono riconosciute e condivise, possono diventare elementi centrali attraverso cui raccontare e comprendere il territorio e le comunità che lo abitano.

Amigdala ha sviluppato nel tempo diversi strumenti per esplorare e approfondire le caratteristiche che rendono unico un contesto territoriale, tra cui:

  • Esperienze individuali che alimentano un racconto collettivo (interviste e fonti orali)

  • Descrizioni collettive e lettura dei contesti (analisi delle dinamiche relazionali)

  • Approfondimenti basati su informazioni pubbliche (ricerca archivistica e ipotesi percettive come riscontro scientifico e sensibile)

Intercettare immaginari trasformativi

L’azione artistica nel territorio intercetta bisogni e desideri, insieme stimola il senso di appartenenza attraverso una risonanza emotiva dettata dalla memoria. L’azione diventa veicolo per arrivare ad un pensiero propositivo verso il futuro attraverso l’attivazione locale, la creazione di nuove politiche del quotidiano che mettano in valore saperi situati, le risorse già attive del territorio e rafforzino i processi già in atto.

ph Davide Sabattini, progetto C come città di Collettivo Amigdala, Modena 2021

Centrali nel lavoro di Amigdala – e in particolare all’interno del festival – sono le figure delle curatrici territoriali: membri del collettivo che si occupano di coltivare il legame tra le pratiche artistiche e i territori in cui è attivo un processo di trasformazione, collegando ogni intervento artistico a processi di trasformazione più ampi del territorio, che, in quanto tali, portano sempre con sé una componente culturale profonda.

Stare nel territorio
Fare da ponte
Fare situato
Stabilire patti chiari
Non aver paura del conflitto
Agire e pensare a diverse scale
Fare memoria
Intercettare immaginari trasformativi
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