Protocollo per le pratiche artistiche situate e partecipative
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La funzione di questo protocollo è quella di trovare un allineamento con le ospiti rispetto al contesto nel quale operiamo, ai nostri modelli di lavoro e ai valori che ispirano il nostro stare assieme, nonché alle modalità di relazione che instauriamo con le comunità locali e con i luoghi che attraversiamo. Questa condivisione di intenti non parte dal presupposto che le nostre metodologie siano “giuste” nè che possano essere prese come modello di riferimento in qualsiasi contesto, ma piuttosto dal desiderio di condividere con voi il nostro punto di partenza e alcune domande che rinnoviamo continuamente nel corso del tempo. L’obiettivo è quello di problematizzare l’interdipendenza di un sistema complesso - curatrici, artiste, comunità - non per desiderio di controllo o di semplificazione, ma per abitarne anche le dimensioni necessariamente entropiche con una consapevolezza condivisa.
Si tratta di un documento work in progress che continuiamo ad aggiornare sulla base dell’esperienza e dei feedback che riceviamo. La versione 3.0 che stai leggendo contiene importanti spunti elaborati grazie al confronto con le artiste e le curatrici del progetto svolto nel corso del 2024.
Ti chiediamo di considerarlo come una piattaforma di dialogo per impostare al meglio il lavoro assieme nei prossimi mesi, ma anche con l’obiettivo più ampio di iniziare a condividere un vocabolario delle pratiche artistiche site e community specific che possa essere utile anche in altri contesti e per altre pratiche.
Ti chiediamo anche di tenere conto che le questioni qui espresse costituiscono un orizzonte ideale di lavoro che a volte riusciamo a concretizzare nelle nostre pratiche e altre volte invece - per mille ragioni - no, ma pensiamo che tracciare un’aspirazione sia fondamentale per indicare la rotta ed è quello che facciamo qui.
Se la tua prospettiva è molto diversa dalla nostra, o se vuoi discutere uno dei punti che troverai di seguito, saremo felici di parlarne, magari al festival davanti a un bicchiere di vino ;
Puoi leggere le sezioni , , e di questo handbook.
Saremo felici, se lo vorrai, di raccontarti qualcosa di più della storia sociale di questi quartieri e dei luoghi dove vengono ospitati i progetti artistici.
Al link che segue potete trovare alcune delle pratiche che mettiamo in atto nel festival, che ricalcano le metodologie sperimentate da Amigdala nel corso dei suoi vent'anni di attività:
Non vediamo l’ora di condividere questi principi con voi nella pratica del fare e vi auguriamo buon lavoro e buona permanenza a Modena ;)
accade in diverse zone e numerosi luoghi della città di Modena, principalmente collocati nei quartieri Sacca e Villaggio Artigiano di Modena Ovest, e nel centro storico. I luoghi in cui prende forma il festival sono spazi della vita quotidiana, sia pubblici che privati. Al Villaggio Artigiano Amigdala ha la propria casa nel centro culturale di prossimità OvestLab, che ospita anche il centro festival. è uno spazio indipendente nato da un processo di rigenerazione dal basso, è un luogo condiviso da molte persone appartenenti alle diverse comunità locali della città e uno spazio orgogliosamente cross-disciplinare. La cura dello spazio e la manutenzione della sua comunità costituiscono elementi importanti della nostra quotidianità. Il festival è anche frutto della costruzione di una rete di relazioni con organizzazioni che operano localmente nei diversi territori che attraversiamo.
Siamo un’organizzazione : significa che rifiutiamo le gerarchie di potere normalmente associate nell’ambito artistico al ruolo di “Direzione artistica” e mettiamo in atto volte a scardinare questo principio, non solo nell’organizzazione del festival ma in tutto il nostro lavoro, come raccontato in questo handbook. La programmazione di Periferico è curata da Federica Rocchi e Serena Terranova, ma il festival è il frutto di un lavoro corale e condiviso dal collettivo. Nel processo di creazione e realizzazione del festival mettiamo in atto una pratica curatoriale orizzontale attraverso l’assegnazione di una “” e di un “team di lavoro” (per i progetti più complessi) a ogni progetto artistico ospitato. Le referenti hanno la responsabilità di portare avanti il progetto, di relazionarsi con le artiste e di coordinarsi con il resto dell’equipe per le diverse necessità. Vi chiediamo quindi di fare riferimento in primo luogo alla referente che ha in carico il vostro progetto per tutte le necessità connesse allo sviluppo artistico del progetto e alla relazione con il contesto locale. Oltre all’èquipe di Amigdala, il festival è realizzato grazie all’aiuto e al supporto di un gruppo di volontarie e di tutte le partecipanti ai progetti.
Partiamo dal presupposto che in questo tipo di lavoro si procede per prove ed errori, dunque non è nostra intenzione stigmatizzare il potenziale fallimento insito in ogni opera artistica, ma anzi vorremmo imparare a considerarlo come humus generativo per il futuro. Siamo anche consapevoli della sostanziale irriducibilità di questo tipo di pratiche - così come forse del lavoro artistico tout court - a un vocabolario definitorio condiviso, e allo stesso tempo siamo altrettanto certe che e abbia bisogno di navigare la complessità con consapevolezza e sensibilità.